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Cronaca di un incubo

Correva l’anno 2019, un normale Dicembre ormai lontano, fatto di decorazioni natalizie per le strade, alberi di natale addobbati, luci, canti religiosi, shopping, riunioni familiari, gioia e convivialità, baci e abbracci ai propri affetti.. Un solito TG serale annuncia di anomali casi di influenza in una lontana Cina, autorità scientifiche che brancolano nel buio circa la provenienza.. Decessi imputabili a questo nuovo virus che nessuno conosce e capisce.. Censure, segreti e depistaggi che impediscono di comprendere a pieno il reale pericolo in cui il mondo intero sta incorrendo..
Da qui ha avuto inizio un incubo che nessuno avrebbe mai creduto possibile..
Gennaio e Febbraio passano a suon di TG che cominciano ad allarmare tutti..
21 febbraio 2020 primo caso a Codogno, Italia, il virus è arrivato anche qui.. chi lo avrebbe creduto mai possibile..
Da quell’istante tutto è cambiato, un sogno orribile ad occhi aperti, le persone di ogni luogo, di ogni sesso, di ogni razza di ogni credo si ammalano, muoiono soffrendo e più di tutto muoiono SOLI… Non vi e’ cura non funziona nulla, ti ammali, soffri e nei casi peggiori che purtroppo sono tanti, anzi troppi, muori solo senza una carezza a te cara, a te familiare, a te nota.. Preghi che non colpisca anche te, ma al primo cenno di tosse e stanchezza tremi e pensi ecco ci siamo adesso tocca a me.. Chiami, chiedi aiuto, nessuno risponde o se sei fortunato ti rispondono dopo infiniti tentativi.. Lasci casa ed i tuoi cari con la rassicurazione che tutto andrà bene, su una barella biocontenimento, un tunnel di plastica isolante sopra per evitare che altri si ammalino, con i tuoi cari che piangono di nascosto ed una lacrima sfugge anche a te, perché in cuor tuo non sai davvero se tornerai da loro.. Loro che resteranno isolati in casa a sperare di nn essere stati contagiati, ad aspettare anche solo una chiamata dai medici per sapere delle tue condizioni ma anche con il timore che quella chiamata non dica altro…
Sirene spiegate, ambulanze che mai avevi sentito così urlanti e così presenti anche in territori che in tempi di pace conoscevano solo il silenzio di un luogo quieto, perché purtroppo adesso siamo in guerra, una guerra che nn conosce il nemico ma miete solo vittime.. tante.. troppe.. Le vediamo sui camion militari, percorrere un lungo viale che non li riporterà a casa dai propri cari, da coloro i quali li avevano rassicurati..
Chi deve prendere le decisioni non sa che fare, non è mai successa una cosa simile, prende pareri da chi ne sa di più, comunica ciò che decide di fare ma non è mai abbastanza, il nemico avanza, avanza e uccide, avanza e sottrae padri, madri, nonni, figli. Prende tutto, tutti ed anche chi riesce a contrastarlo porta con sé i segni di un incubo che al risveglio ti lascia i morsi, i graffi di una vita segnata.. In quel letto di ospedale tutto è confuso, ti girano e ti rigirano, non respiri, soffochi in un casco che nn assomiglia per niente a quello di una moto, preghi che tutto finisca al più presto, preghi di rivedere il sole, di riabbracciare chi ti aspetta a casa, ma ciò che vedi sono solo camici con su scritto i nomi di chi li riempie e di cui nn puoi vedere il volto, un volto stravolto pieno di dolore che porta gli strascichi visibili di notti insonni, di troppe telefonate di dolore, di carezze date a degli sconosciuti per non farli sentire più soli di quanto non siano già..
Fin da piccoli i genitori rassicurano i propri figli dopo un sogno brutto, dicendo stai sereno era solo un incubo, non hai nulla vedi, stai bene è passato.. Questo incubo invece è diverso non finisce senza lasciare nulla di se, non va via senza portarsi un pezzo di te, ed anche quando ha perso la battaglia va via con un pezzo del tuo cuore segnato, perché in fondo ti ha comunque cambiato..
Passano i giorni, le settimane, non una carezza, non un bacio, “lontani ma vicini e andrà tutto bene” si legge nei cartelloni dei bambini anime pure e innocenti che tutto vedono e capiscono ma che ad oggi non bene comprendono. Ma chi può comprendere tutto questo..
Passano i mesi, passa la vita che corre, il tempo che fugge e noi inermi a casa ad inventare modi per passare il tempo, come se questo non passasse gia’ al ritmo di un treno inarrestabile..
La paura ormai regna sovrana, il timore come una lancia che ti trafigge il petto e ti fa perdere il respiro..
Un anno dopo, Dicembre 2020 arriva un altro Natale che Natale non è, soli a casa senza nulla da festeggiare, con lutti da elaborare, assenze da colmare e solo lacrime da versare..
Si fa ricerca, si sperimentano vaccini, arrivano esiti positivi di quei pochi test che si possono fare con queste poche variabili a noi note, ma del resto cosa possiamo pretendere se nessuno conosce a fondo il nemico, un nemico che muta, che cambia come il giorno con la notte.. Ci si accontenta di una piccola speranza che riaccende il cuore, quel cuore fermo da ormai troppi mesi, quel cuore che sofferente cerca di ripartire..
Lotta di idee, lotta tra disperati, paura dell’ignoto ma speranza di tornare alla vita.. Lavori persi, economia che tracolla, sacrifici e uomini ormai allo stremo, saracinesche chiuse per sempre, sogni svaniti, vite inesorabilmente mutate..
Incubo senza fine, ondate che vanno e vengono, colori che una volta facevano parte solo dell’arcobaleno, adesso incutono paura, rabbia, incertezza, odio e disperazione..
Tu maledetto hai sottratto i nostri cari.
Tu hai rubato le nostre vite.
Tu ignobile hai portato via il nostro tempo..
Tu tu e solo tu incubo infame..
Quanto ci hai feriti, mutilati, segnati, cambiati…
Ma un giorno nuovo arriverà, perché ogni incubo che si rispetti ha sempre una fine, un risveglio, un’alba piena di sole e noi siamo qui, inermi ma siamo qui e quell’alba arriverà per tornare a vivere ancora..

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